Lega nazionale professionisti serie – c – C A M P I O N A T O N A Z I O N A L E “ SERIE – C/1“ Comunicato ufficiale del 22/07/02 n. 263/C – pubbl. su www.lega-calcio-serie-c.it DECISIONI DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE DECISIONE DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE DELLA LEGA PROFESSIONISTI SERIE C NEL PROCEDIMENTO PER ILLECITO SPORTIVO A CARICO DI D’EBOLI COSIMO, ALLENATORE S.S. CAVESE 1919 – DE SIO FRANCESCO, “COLLABORATORE” S.S. CAVESE 1919 E DELLA SOCIETA’ S.S. CAVESE 1919

Lega nazionale professionisti serie – c - C A M P I O N A T O N A Z I O N A L E “ SERIE – C/1“ Comunicato ufficiale del 22/07/02 n. 263/C - pubbl. su www.lega-calcio-serie-c.it DECISIONI DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE DECISIONE DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE DELLA LEGA PROFESSIONISTI SERIE C NEL PROCEDIMENTO PER ILLECITO SPORTIVO A CARICO DI D’EBOLI COSIMO, ALLENATORE S.S. CAVESE 1919 – DE SIO FRANCESCO, “COLLABORATORE” S.S. CAVESE 1919 E DELLA SOCIETA’ S.S. CAVESE 1919 La Commissione Disciplinare della Lega Professionisti Serie C, riunitasi il 18 Luglio 2002, presso la Lega Professionisti Serie C in Firenze, composta dai Signori: Avv. Rodolfo Lena (Presidente) Dott. Daniele Propato (Componente) Dott. Pasquale Marino (Componente) Rag. Giampaolo Mazzetti (Componente A.I.A.) con l'intervento del Procuratore Federale della F.I.G.C, Dott. Stefano Palazzi ha pronunciato la seguente delibera nel procedimento disciplinare a carico di: 1) D’EBOLI COSIMO, allenatore S.S. Cavese 1919 S.r.l.; 2) DE SIO FRANCESCO, “collaboratore” S.S. Cavese 1919 S.r.l.; 3) S.S. CAVESE 1919 S.r.l.. i primi due, della violazione di cui all'art. 6 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva per avere posto in essere comportamenti antiregolamentari avendo, nei giorni che precedevano la gara con la società Nuova Nardò che si doveva giocare il 25.5.2002 offerto al calciatore Rogazzo Antonio tesserato per la Nardò: - D’Eboli Cosimo, tesserato per la società Cavese, un contratto triennale con la Cavese; - De Sio Francesco, detto Franco, tesserato per la Cavese in qualità di socio, la cifra di lire trenta milioni; il tutto al fine di favorire la Cavese in occasione della gara di ritorno dei Playout del 25.5.2002; la società S.S. CAVESE 1919 S.r.l., della violazione di cui all’art. 6 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva per responsabilità oggettiva nella violazione ascritta al D’Eboli e al De Sio; 1.1. - Nella mattinata del 22 maggio 2002, il sig. Giovanni Monopoli, dirigente della Nuova Nardò Calcio, informava telefonicamente l’Ufficio Indagini della F.I.G.C. circa pretesi comportamenti antiregolamentari di tesserati della società Cavese ai danni della sua società. Seguiva poi formale denunzia a mezzo telefax: «Facendo seguito ai colloqui telefonici intercorsi, confermiamo che il nostro calciatore Rogazzo Antonio è stato avvicinato da persone che con offerte varie lo hanno invitato ad agevolare la vittoria della Società Sportiva Cavese sulla Nuova Nardò Calcio in occasione della gara valevole per i play-out del Campionato Nazionale di serie C/2 in programma domenica 26 maggio p.v. a Cava dei Tirreni. Il calciatore ha comunicato l’avvenuto al capitano della squadra, Passalacqua Carmine, il quale ha informato il signor Dell’Abate Eugenio, Direttore Generale della società». Le indagini venivano prontamente avviate nel pomeriggio del giorno della prima segnalazione, presso l’albergo di Campagna (Salerno), sede del ritiro della squadra pugliese, con l’audizione del sig. Antonio Marletta, Team Manager della società; il giorno successivo si procedeva all’audizione dei due calciatori. 1.2. - Carmine Passalacqua dichiarava che martedì 21 maggio, nel corso del pranzo, Rogazzo gli aveva confidato che pochi minuti prima aveva ricevuto sul suo cellulare una telefonata da parte di Cocchino D’Eboli, il quale gli aveva offerto trenta milioni di lire subito e un contratto triennale con la Cavese in cambio di un favore nella gara di ritorno Cavese – Nardò per i playout; il compagno gli aveva mostrato il suo cellulare, sul quale era memorizzato il numero del chiamante e l’ora, le 12:29, e gli aveva ripetutamente assicurato che si sarebbe impegnato al massimo per il Nardò. Precisava di conoscere il D’Eboli, che nel passato gli aveva proposto ingaggi per altre società, per averlo incontrato qualche volta sui campi, da ultimo domenica 19 maggio, sul campo del Nardò; in tale occasione il D’Eboli, che descriveva fisicamente, era in compagnia di tale Gigi Caldarelli, probabilmente tesserato del Terzigno (Napoli), perché nella fase di riapertura del calcio-mercato si era interessato del trasferimento del calciatore Baratto dal Nardò al Terzigno. Il Passalacqua riferiva anche il seguente episodio: la mattina di mercoledì 22 maggio, verso le ore 9, mentre era in compagnia di suo fratello Vincenzo, aveva visto a Gallipoli, davanti al bar Artigiana, i signori D’Eboli e Caldarelli che, seduti ad un tavolino, prendevano il caffè insieme ad una giovane donna che gli sembrava di conoscere; immediatamente il Caldarelli – descritto fisicamente – era andato via, e gli altri due gli erano sembrati “in forte disagio e nervosi”; lo stesso Caldarelli si era diretto verso il vicino mercato, e aveva fatto cenno al D’Eboli di andare via, ma la sua auto era incastrata davanti al marciapiede del bar; vano era stato il suo tentativo di raggiungere Caldarelli per chiedergli cosa facesse a Gallipoli, e quindi – dopo che erano giunti il compagno di squadra Cichella e il figlio del Presidente del Nardò – aveva affrontato il D’Eboli, «dicendogli che pensavo che stesse facendo qualcosa di losco insieme al Caldarelli e che le partite bisogna vincerle sul campo», e minacciando di denunziare lui e il Caldarelli; in un primo momento D’Eboli aveva fatto finta di non conoscerlo e aveva detto di essere lì da solo, ma poco dopo lo aveva chiamato per nome e cognome, gli aveva detto che era lì per una donna, che erano assurde le cose che lui (Passalacqua) aveva detto prima, e che lo ammirava come calciatore. A questo punto, Passalacqua aveva chiamato per telefono Rogazzo, pregandolo di raggiungerlo, cosa che l’altro fece; alla presenza del D’Eboli, aveva minacciato il compagno “di denunzia”, ricollegandosi alla confidenza ricevuta il giorno precedente: «Mi ha risposto di non avere a che fare con il D’Eboli. A quel punto gli ho detto che doveva venire con me a testimoniare e lui ha detto che non c’era alcun problema in tal senso». D’Eboli, intanto, riusciva a far partire la sua Audi, seguito dalla donna su un’auto diversa, mentre i tre compagni di squadra e il figlio del Presidente si recavano nell’abitazione del Passalacqua, continuando nella discussione perché il padrone di casa voleva scoprire eventuali compagni “avvicinati” da persone della Cavese. Aggiungeva ancora il Passalacqua che quando già erano nella sua abitazione il Rogazzo aveva ricevuto una telefonata con la quale il Caldarelli chiedeva di poter salire all’appartamento, ma esso Passalacqua aveva preferito scendere nell’atrio del palazzo e il Caldarelli giustificava la sua presenza a Gallipoli facendo riferimento ad una donna; si era allontanato dal bar perché non voleva che la gente vedesse che si conoscevano per via dell’imminente partita con la Cavese. Quando Caldarelli aveva sentito che era intenzione del suo interlocutore attivare l’Ufficio Indagini, lo stesso si era molto agitato e questa volta aveva giustificato la sua presenza con una attività di commercio di indumenti, alcuni dei quali venivano presi dall’auto del D’Eboli e mostrati al Passalacqua. A conclusione della sua articolata deposizione il capitano del Nardò faceva presente che il Presidente, informato dal figlio, gli aveva detto di parlare con il Direttore Generale, Dell’Abate, al quale Rogazzo aveva confermato il racconto del compagno di squadra. 1.3. - Per parte sua, Antonio Rogazzo ammetteva di aver ricevuto, verso le 12:30, la telefonata del sig. Cocchino D’Eboli e di aver mostrato al Passalacqua il display del suo cellulare. Quanto al contenuto della conversazione: premetteva che D’Eboli lo aveva chiamato alla fine del campionato e prima dell’inizio dei play-out e nell’occasione si era informato delle sue condizioni di salute (Rogazzo aveva “saltato” due o tre partite) e gli aveva detto che a Cava vedevano bene un suo ritorno perché volevano allestire una buona squadra; precisava che lui aveva intuito il vero significato della telefonata («si trattava di un avvicinamento sospetto e gli ho detto non proseguire»); il martedì 21 maggio D’Eboli si era complimentat o con lui per la sua prestazione nella gara Nardò – Cavese, gli aveva chiesto ancora notizie sulla sua salute, ma non gli aveva fatto alcuna proposta illecita e non gli aveva promesso trenta milioni di lire e nemmeno il contratto triennale con la Cavese. Al riguardo aggiungeva testualmente: «La suddetta proposta mi è stata fatta da un tifoso della Cavese, un certo Franco, che conosco di vista, prima dei play-out, quando ho incontrato questo tifoso mentre ero a Cava per motivi personali. Questo Franco mi ha detto che poteva farmi avere trenta milioni in cambio di un favore per la Cavese nella gara Nardò – Cavese. (…) Il tifoso non mi ha detto chi gli avrebbe dato i trenta milioni. Trattandosi di un tifoso non ho inteso riferire la proposta ai miei dirigenti». Il Rogazzo ammetteva di aver detto al D.G. Dell’Abate di aver ricevuto un’offerta di trenta milioni e “un triennale” con la Cavese per favorire la società campana, ma dichiarava di non aver fatto alcun riferimento al D’Eboli e aggiungeva: «Passalacqua, davanti al Dell’Abate, mentre eravamo a Nardò, per strada, nei pressi della Cantina dove opera il nostro dirigente, mi ha detto: “Confermi di aver ricevuto un’offerta di trenta milioni e un contratto triennale con la Cavese per favorire questa società nella gara dei play-out?” Ho risposto: confermo. Con questo “confermo” mi riferivo al tentativo di avvicinamento del D’Eboli e alla proposta fattami dal tifoso Franco». Ammessa la conoscenza del Caldarelli, Ragazzo riferiva al Collaboratore dell’Ufficio Indagini della animata discussione intercorsa tra il dirigente del Terzigno e Passalacqua, ma senza fornire chiarimenti sui motivi e sul contenuto dello scambio di vedute sotto l’abitazione del compagno di squadra. Ravvisato un contrasto tra le dichiarazioni del Passalacqua e quelle del Rogazzo, si procedeva ad un confronto, nel corso del quale il primo confermava quanto dichiarato sulla telefonata del martedì 21 maggio, e aggiungeva che Rogazzo aveva parlato dei trenta milioni e del contratto triennale già la sera del lunedì, in un ristorante di Gallipoli, presenti Cichella, Marco Papadia; il secondo confermava le precedenti dichiarazioni e sulla nuova circostanza chiariva che al ristorante aveva fatto riferimento all’offerta ricevuta prima dei play-out e aggiungeva: «Ricordo di aver fatto il nome del D’Eboli, ma non ho mai fatto il dettaglio delle offerte». Ritornando alla telefonata del martedì, ribadiva di aver riferito al collega solo che lo aveva chiamato D’Eboli, e di aver detto al suo interlocutore, quando aveva capito che voleva parlare della gara di ritorno, di non andare oltre. Il calciatore veniva risentito dopo l’audizione del sig. De Sio, ed il 4 giugno precisava che la sua abitazione di Gallipoli dista non più di tre minuti d’auto da quella di Passalacqua e dal bar Artigiana. A domanda dei Collaboratori dell’Ufficio Indagine dichiarava che nella settimana precedente la gara Nardò – Cavese non aveva visto D’Eboli sui campi di allenamento della sua squadra, né altrove; così come non aveva visto Caldarelli . Non ricordava se nei giorni precedenti avesse ricevuto o fatto una telefonata al sig. Francesco De Sio, dirigente della Cavese da lui chiamato “Franco”, aggiungendo testualmente: «Ci siamo salutati e abbiamo scherzato. Non abbiamo assolutamente parlato di play-out»; ma non era lui il Franco che gli aveva offerto trenta milioni per favorire la Cavese, e si diceva non in grado di conoscere questo Franco, incontrato per caso a Cava dei Tirreni. 1.4. - Nel corso delle indagini, il calciatore Luca Cichella dichiarava che la sera del lunedì 20, al ristorante “la Briciola” di Gallipoli, Rogazzo aveva detto che «tale Cocchino D’Eboli gli aveva offerto telefonicamente trenta milioni e un triennale con la Cavese in cambio di una sua prestazione favorevole alla Cavese nella gara di ritorno per i play-out», senza però precisare la data della telefonata. Martedì mattina il Rogazzo gli aveva detto di aver ricevuto una telefonata dal D’Eboli: questi gli aveva fatto i complimenti per la partita disputata la domenica precedente con la Cavese, ed egli lo aveva invitato a non telefonare più. Il calciatore si soffermava sui fatti del mercoledì, sostanzialmente confermando la ricostruzione del Passalacqua, e sull’incontro con il Direttore Generale – al quale lui non prese parte, essendo rimasto in auto con il finestrino abbassato, mentre gli altri si trovavano all’esterno della Cantina Sociale, vicino alla sua auto – ha affermato di aver sentito Passalacqua che invitava il Rogazzo a ripetere al direttore quello che gli aveva proposto telefonicamente il D’Eboli, cioè tre anni di contratto e trenta milioni: «Ho sentito Rogazzo che confermava dicendo: “Sì, è vero”». Il Cichella ha poi riferito un’altra circostanza: verso le ore 23 del mercoledì, quando già si trovavano nell’albergo di Campagna, Rogazzo gli aveva detto, spontaneamente, che il contratto gli era stato offerto dal D’Eboli e i trenta milioni da un certo Franco, un carrozziere suo amico e tifoso della Cavese, che nel corso di una telefonata gli aveva detto di avere “carta bianca” per conto del Presidente Antonio Della Monica, e al quale il Rogazzo aveva replicato di lasciarlo in pace. 1.5. - Cosimo D’Eboli, a sua volta, rendeva le seguenti dichiarazioni: allenatore delle squadre minori della Cavese e osservatore per conto della medesima società, era stato incaricato dall’allenatore Belotti di visionare le squadre avversarie; per seguire gli allenamenti del Nardò, aveva chiesto al suo amico Luigi Caldarelli, detto “Gigi” e collaboratore del Terzigno, di fare da tramite con un giocatore di Nardò tesserato del Terzigno; aveva assistito alla gara Nardò – Cavese del 19 maggio, così come era stato presente anche Caldarelli, giunto nello stesso suo albergo di Gallipoli il 14 maggio; ignorava i motivi del soggiorno del Caldarelli nella cittadina pugliese, ma gli sembrava che lo stesso collaborasse con il Manduria; dopo la partita era rientrato a Eboli con la sua auto, in compagnia del Caldarelli, con il quale era ritornato a Gallipoli mercoledì 22 maggio, con l’intento di seguire gli allenamenti del Nardò; era giunto a Gallipoli verso le ore 8, ed era ripartito, ma senza l’amico, la sera di giovedì; quando si trovava a Nardò prima della gara di andata non aveva incontrato calciatori di quella squadra, pur conoscendo Rogazzo e Giacalone, e dopo la partita non aveva salutato alcuna calciatore della squadra avversaria; prima e dopo la gara Nardò – Cavese non aveva telefonato a qualche calciatore della squadra Pugliese, fatta eccezione per una breve telefonata fatta o ricevuta nel corso della quale Rogazzo gli aveva detto che voleva fare contro la Cavese una grande partita, e lui aveva replicato augurandogli “in bocca al lupo”; la mattina del mercoledì 22 maggio, con Caldarelli si era diretto ad un bar posto vicino al mercato di Gallipoli, dove aveva appuntamento con una donna; insieme avevano preso un caffè all’esterno del bar e poi l’amico si era allontanato, dicendo che andava al mercato (ma lui aveva pensato che Gigi volesse lasciarlo solo con la donna); aveva poi visto arrivare due individui che per gli indumenti indossati sembrano essere calciatori del Nardò: poco dopo i due erano usciti dal bar e uno, che in seguito aveva saputo essere il Passalacqua (l’altro era Cichella), lo aveva aggredito verbalmente dicendogli “parole di offesa”, e precisamente che era scorretta la sua presenza sul posto; aveva spiegato che era lì per motivi suoi, indicando la presenza della donna, ma l’altro «colpevolizzava il suo compagno di squadra Rogazzo per la mia presenza a Gallipoli»; chiamato telefonicamente dal Passalacqua, in breve giungeva sul posto il Rogazzo, che «nel vedermi, rimase fortemente sorpreso»; nel corso di una animata discussione, presente anche un giovane che si dichiarò figlio del Presidente del Nardò, Rogazzo aveva respinto le accuse mossegli dal Passalacqua circa la presenza del D’Eboli a Gallipoli; non poteva escludere che Caldarelli si fosse allontanato alla vista del Passalacqua, in ogni caso, rimasto solo con la donna, egli aveva telefonato all’amico, con il quale, dopo apposita telefonata, si era portato, con la sua auto, sotto l’abitazione del Passalacqua, al quale Caldarelli aveva spiegato che si trovava a Gallipoli per la sua collaborazione con il Manduria e per la sua attività di commerciante di abbigliamento da donna, come provava il contenuto del bagagliaio della vettura di esso D’Eboli; escludeva di aver telefonato al Rogazzo il 20 o il 21 maggio, verso le 12:29, così come escludeva di aver offerto al calciatore, per telefono o di persona, trenta milioni e un contratto triennale per addomesticare a favore della Cavese i risultati dei play-out; non aveva incontrato Rogazzo a Cava dei Tirreni o altrove, nel periodo intercorrente tra la fine del campionato e l’inizio dei play-out; con lui si era sentito telefonicamente “nei mesi scorsi”; non conosceva un tifoso della Cavese di nome Franco e carrozziere o meccanico di professione. 1.6. - Francesco De Sio dichiarava di essere conosciuto a Cava dei Tirreni come “Franco il carrozziere”; si occupa della sicurezza della squadra e mantiene i rapporti con i tifosi “sempre nell’ottica della sicurezza”. Escludeva di aver avuto, prima e dopo i play-out, contatti diretti o telefonici con Rogazzo, del quale non conosce il numero di telefono; nessuno lo aveva incaricato in tal senso e aveva visto Rogazzo solo in occasione della gara Nardò – Cavese per i play-out. 2. - A conclusione delle indagini, il Procuratore della F.I.G.C. deferiva alla competente Commissione Disciplinare i signori Cosimo D’Eboli, allenatore della Cavese, e Francesco De Sio, “collaboratore” della medesima società, chiamati a rispondere: - il primo (D’Eboli), della violazione dell’art. 6, commi 1 e 2, del Codice di Giustizia Sportiva, per avere, nei giorni precedenti la gara di ritorno dei play-out, Cavese – Nuova Nardò del 26 maggio 2002, proposto al calciatore della società Nuova Nardò Rogazzo Antonio un contratto triennale con la società Cavese, chiedendogli di favorire tale società nel corso della gara sopra indicata; - il secondo (De Sio), della violazione dell’art. 6 cit., per avere, nei giorni precedenti la medesima gara, offerto al Rogazzo la somma di lire trenta milioni, chiedendogli di favorire la Cavese nel corso della partita del 26 maggio. Consequenziale era il deferimento della società Cavese, ai sensi dei commi 2 e 4 dell’art. 6 del Codice di Giustizia Sportiva. 3. - Nella fase degli atti preliminari al dibattimento fissato dal Presidente della Commissione Disciplinare, gli incolpati e la società Nuova Nardò facevano pervenire memorie scritte, delle quali si dirà in seguito. All’odierna riunione, presente il rappresentante della Procura Federale, dott. Stefano Palazzi, comparivano gli incolpati, assistiti dai rispettivi difensori, gli Avvocati Francesco Maglione per D’Eboli, Pasquale Adinolfi per De Sio ed Eduardo Chiacchio per la Cavese, rappresentata dal suo Presidente, Antonio Della Monica. Preliminarmente chiedeva e otteneva di essere ammesso in aula l’Avv. Mattia Grassani, per la società Nuova Nardò, come terza interessata. Da parte degli incolpati veniva eccepita la mancanza di legittimazione di detta società, ex art. 37 comma 7 del Codice di Giustizia Sportiva, e veniva altresì sollevata questione d’incompatibilità del suo legale, ai sensi dell’art. 30 comma 7 del Codice di Giustizia Sportiva. All’esito dell’esame camerale, la Commissione pronunziava ordinanza nella quale si rileva «che la società è portatrice di interesse indiretto e come tale, a norma dell’art. 37 comma 7 del Codice di Giustizia Sportiva, legittimata a partecipare al procedimento in corso; che l’Avvocato designato a rappresentare la società Nuova Nardò s.r.l. risulta nominato Presidente della Commissione Accordi Economici presso la L.N.D., Commissione che, ai sensi degli art. 21 e 21-bis Regolamento L.N.D., costituisce Organo di Giustizia Sportiva, e pertanto lo stesso non è abilitato ad assistere la società sopra menzionata nel presente procedimento a norma dell’art. 30 comma 7 del Codice di Giustizia Sportiva»; disponeva però l’acquisizione agli atti della memoria della società pugliese, risultando la medesima non sottoscritta dall’Avv. Grassani. L’Avv. Maglione eccepiva la nullità delle dichiarazioni rese all’Ufficio Indagini da Carmine Passalacqua, ritenendo irrituale il fatto che allo stesso fosse stata data preventiva lettura del fax di denuncia e che l’esame fosse stato sospeso per consentire al calciatore di partecipare all’allenamento (all. 3) e che al confronto (all. 5) fosse stato presente un Dirigente del Nardò; la Commissione respingeva le eccezioni, accogliendo la tesi del Procuratore Federale, circa la possibile rilevanza delle circostanze solo in ordine alla valutazione della attendibilità del dichiarante. Superata la fase delle eccezioni preliminari, si passava all’esame dei calciatori Passalacqua, Cichella e Rogazzo (integralmente registrate su videocassetta); dichiarata l’utilizzabilità degli atti d’indagine, e preso atto che gli incolpati si riportavano alle dichiarazioni già rese, le parti illustravano le loro richieste, tutte in atti riportate. 4.1. - Secondo gli assunti difensivi, nel complesso convergenti nella richiesta di proscioglimento degli incolpati, «tutte le denunce, tutte le accuse, tutte le illazioni, tutti i sospetti nascono dopo la gara di andata terminata con il punteggio di 0 – 0 con la conseguenza che solo con un miracolo sportivo il Nardò, in trasferta a Cava dei Tirreni, avrebbe potuto capovolgere l’esito di uno spareggio oramai irrimediabilmente compromesso», con la conseguenza «di un logico ed inevitabile sospetto che determina l’inevitabile convinzione per la quale una volta sconfitta sul campo di gioco, la società pugliese abbia posto in essere tutta una serie di iniziative volte ad acquisire, a tavolino, la permanenza in Serie C/2 perduta con i risultati squisitamente sportivi». Inoltre, il deferimento è viziato per travisamento delle risultanze degli accertamenti, nessun elemento acquisito deponendo per un coinvolgimento del D’Eboli e del De Sio, esplicitamente dichiarato estraneo ai fatti dal Rogazzo, le cui dichiarazioni sono state sminuite e depotenziate in una aprioristica ed acritica condivisione delle dichiarazioni di altri soggetti, in particolare – per quanto attiene al De Sio – il Cichella. 4.2.1. - Premesso che la decisione richiesta va emessa sulla base delle prove acquisite e non della relazione dell’Ufficio Indagini, e che la denunzia di macchinazioni calunniose, nella specie attribuite al Nardò, in tanto ha efficacia scriminante, in quanto non si tratti di semplice prospettazione o di un mero assunto sfornito di riscontri obiettivi, la Commissione osserva che, avuto riguardo alle dichiarazioni rese ai Collaboratori dell’Ufficio Indagini dalle persone che hanno vissuto i fatti diversamente riferiti, alcune circostanze risultano pacifiche: - una offerta di trenta milioni di lire e contratto triennale con la Cavese è stata fatta al Rogazzo, che ne parlava ai compagni lunedì 20 maggio, nel corso di una cena al ristorante, dopo la partita di andata dei play-out, nella quale il calciatore era stato tra i migliori in campo, se non il migliore; - martedì 21 maggio, verso le 12:30, Rogazzo è stato chiamato sul cellulare da “Cocchino” D’Eboli, e dopo poco il calciatore mostrava il display del telefonino al collega Passalacqua; - la mattina di mercoledì 22 maggio D’Eboli era a Gallipoli, e ha avuto un’animata discussione con il Passalacqua, prima al bar e poi sotto casa del calciatore, presente, dopo un primo momento, Rogazzo, per così dire convocato sul posto dal capitano della squadra, che accusava D’Eboli e Caldarelli di comportamento scorretto e minacciava di denunziare il tutto alla sua società; - Rogazzo confermava al Direttore Generale Dell’Abate di aver ricevuto l’offerta di trenta milioni e un “triennale” con la Cavese in cambio di favori verso la società campana. Vi è invece netto contrasto circa i tempi e l’autore dell’offerta, i motivi della presenza a Gallipoli del D’Eboli, le circostanze ammesse dal Rogazzo. Pertanto, “cemento di saldatura del materiale probatorio disponibile e guida per la formazione del giudizio” non può che essere la logica. Che ci faceva D’Eboli a Gallipoli, a pochi giorni dalla seconda gara di play-out? Ad avviso della Commissione l’interessato non ha fornito risposta adeguata, avendo fatto riferimento a motivi tecnici, a questioni personali e – secondo l’assunto di Caldarelli, che non ha ottemperato alla convocazione della Commissione – a ragioni di commercio. In ogni caso, sui campi d’allenamento non è stato visto nemmeno prima della partita disputata in Puglia (cfr. Rogazzo), e non poteva farlo per quella che qui rileva, dal momento che la squadra del Nardò si è spostata in Campania nella stessa giornata di mercoledì. La telefonata del 21 maggio è stata ammessa dal Rogazzo, che ne riporta il contenuto nei termini sopra indicati, e cioè che il D’Eboli si era complimentato con lui per la sua prestazione nella gara precedente e si era informato delle sue condizioni di salute. Ma resta da vedere perché il calciatore non chiarì la situazione al cospetto del D.G. Dell’Abate, limitandosi invece a confermare quanto detto dal collega Passalacqua, che – come riferito da Cichella – invitava il Rogazzo a ripetere al direttore quello che gli aveva proposto telefonicamente il D’Eboli, cioè tre anni di contratto e trenta milioni. Pur essendo innegabile l’interesse del Passalacqua, trasformatosi in una sorta di guardiano della correttezza dei suoi compagni, e del Cichella, resta la concordanza delle loro dichiarazioni, raccolte dopo pochissimi giorni dagli accadimenti. Né si può dubitare del capitano del Nardò per un preteso ritardo nella segnalazione dei fatti ai suoi dirigenti; al contrario, la ponderazione dimostra che il Passalacqua si è deciso a quel passo solo quando si è ritenuto sicuro del fatto suo, superate le perplessità ingenerate dalla prima confidenza al ristorante e dal particolare della telefonata di martedì; a farlo convinto è stato l’episodio del mercoledì, riferito anche nel corso della riunione in maniera sostanzialmente conforme al racconto fato in sede di accertamenti, sia pure con l’aggiunta di qualche nuovo particolare (a proposito delle risposte del D’Eboli alle sue contestazioni: “Sai che nel calcio queste cose esistono”) che ha suscitato la critica del Difensore, ma che si spiega con il fatto che non è certo semplice riferire di una animata discussione. Anche pretesi contrasti per motivi collegati ad una sorta di risarcimento danni, richiesto dal Passalacqua al Rogazzo in conseguenza del furto dell’auto del primo quando era in uso al secondo, può motivare una condotta di accuse false, perché tanto non è stato nemmeno accennato dallo stesso Rogazzo. Che l’offerta illecita sia stata fatta e rifatta è provato anche dall’episodio della cena del lunedì sera, che non può trovare giustificazione in una specie di vanteria del Rogazzo, autore di una apprezzata prestazione nella gara della domenica 19; ed anzi, proprio la buona partita depone per la veridicità della confidenza: vedete, ho giocato bene malgrado certe promesse. Lo stesso Rogazzo, del resto, non ha escluso di aver parlato dell’offerta e ha ricordato di aver fatto il nome del D’Eboli, precisando tuttavia di non aver «mai fatto il dettaglio delle offerte». Sulla base di quanto sopra esposto, ritiene la Commissione che, esclusa la macchinazione del Nardò, il D’Eboli debba essere dichiarato responsabile dell’illecito a lui contestato. 4.2.2. - Riguardo alla posizione del De Sio, è determinante la deposizione del Cichella, circa le confidenze ricevute dal Rogazzo sul balcone della stanza d’albergo, risultando del tutto inverosimile che l’offerta di trenta milioni sia stata fatta da un tifoso di nome Franco conosciuto solo di vista, quando il calciatore era fermo ad un semaforo (cfr. dichiarazioni in dibattimento). Resta, ineludibile, il riferimento alla professione del Franco riferita dal Cichella, sulla cui attendibilità non si può dubitare solo a motivo dei colori della sua maglia, così come resta senza prova l’affermazione secondo cui il calciatore poteva aver appreso da altri la presenza in seno alla società di “Franco il carrozziere”. Un qualche significato assume anche il fatto che D’Eboli abbia detto di non conoscere un tifoso della Cavese di nome Franco, carrozziere o meccanico di professione, se è vero come è vero che il De Sio è tesserato della società e si occupa (o si occupava all’epoca dei fatti) della sicurezza, come riconosciuto dal Presidente Della Monica, che ha parlato di tifoso “appassionato”. 4.2.3. - Secondo principi pacifici, l’affermazione di responsabilità dei due tesserati comporta, a titolo oggettivo, quella della società, e dunque non rileva, come invece per la responsabilità presunta, il fatto che la medesima, a mezzo del suo Presidente, non abbia richiesto o favorito simili comportamenti e ne sia rimasta all’oscuro. Del pari, e per tutti gli incolpati, l’illecito sussiste anche tenendo presente che la partita di andata è stata disputata lealmente dall’ex calciatore della Cavese, e che in quella di ritorno il Rogazzo non venne schierato perché vittima, il venerdì sera, di una aggressione. Infatti, il tentativo di illecito sportivo è equiparato all’illecito consumato, venendo in considerazione unicamente il compimento di un’azione che sia astrattamente idonea alla verificazione dell’evento, rappresentato dall’inquinamento del normale svolgimento di una gara. 4.3. - Resta così da quantificare le sanzioni. Per i due tesserati il Procuratore Federale ha chiesto la sospensione dall’attività in seno alla F.I.G.C. per tre anni; ma la Commissione ritiene di dover sanzionare con minor rigore il De Sio, considerato che lo stesso svolge nella società mansioni non di primo piano e che non risulta provata una particolare insistenza nell’offerta dei trenta milioni. Avuto riguardo ai normali parametri di valutazione si infligge al D’Eboli, perché allenatore, la squalifica per tre anni e al De Sio l’inibizione per due anni. Per la società è sanzione (dovutamente) afflittiva quella richiesta dal rappresentante della Procura Federale, e cioè l’esclusione dal campionato di competenza (Serie C/2). Non spetta a questa Commissione, diversamente da quanto ritiene nella sua memoria la società pugliese, indicare la squadra avente diritto a sostituire quella sanzionata. Per questi motivi, la Commissione i n f l i g g e al D’Eboli Cosimo la squalifica per anni tre e al De Sio Francesco l’inibizione a svolgere ogni attività in seno alla F.I.G.C. per la durata di anni due; d i s p o n e per la società S.S. Cavese 1919 l’esclusione dal Campionato di competenza (Serie C/2).
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